Giorno della memoria. In un volume la storia di Fredy Hirsh, ebreo, omosessuale, educatore nei campi di concentramento
06-02-2024 14:23 - News
![](https://www.dipoi.it/foto/grandi/cop_uneducatoreadauschwitz.jpg)
Pubblicato da edizioni La Meridiana, il volume di Carlo Scovino racconta una storia poco nota. Tra i 5 e i 15mila omosessuali sono internati nei campi di concentramento insieme a ebrei, rom, sinti e testimoni di Geova
Pietra d'inciampo dedicata a Fredy Hirsch. Un particolare del volume “Un educatore ad Auschwitz. L’omocausto, una storia dimenticata”, di Carlo Scovino (edizioni la meridiana)
ROMA - Coloro che si imbattano in un “Stolperstein” (pietra d’inciampo) sono invitati a ricordare, a non dimenticare, a riflettere su quanto è accaduto in passato per ridare dignità a chi è stato privato di tutto, anche del nome, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità. Chi si imbatterà nelle pagine di “Un educatore ad Auschwitz. L’omocausto, una storia dimenticata”, di Carlo Scovino, pedagogista, formatore, con un impiego presso un centro di salute mentale e una docenza a contratto per l’Università degli Studi di Milano. Il volume, pubblicato in occasione del Giorno della memoria da edizioni La Meridiana con il patrocinio di Amnesty International e Associazione Nazionale Educatori Professionali (Anep), andrà oltre il nome scritto sulla pietra d’inciampo che ricorda Fredy Hirsch, ebreo omosessuale ed educatore. Ciò che riuscì a fare nell’abisso di Auschwitz prima di morire, fu dal punto di vista educativo, una sorta di miracolo: per la possibilità di riflettere sul senso umano (e umanizzante) dell’educazione e dell’educare, in uno scenario storico considerato la massima esperienza di disumanità e cancellazione della dignità del soggetto, e anche per la straordinaria lezione di resilienza e resistenza che ci spinge a considerare alcuni aspetti metodologici della cura educativa e della relazione di aiuto in condizioni estreme.
Il volume introduce anche il lettore nei temi dell’Omocausto, sui quali solo da alcuni decenni si è cominciato a far cadere il velo del silenzio. Nel corso del regime nazista numerosi omosessuali furono internati in campi di concentramento insieme a ebrei, rom, sinti e testimoni di Geova. Tra il 1933 e il 1945 almeno 100 mila uomini furono arrestati come omosessuali, di questi circa la metà fu condannato; la maggior parte ha trascorso il periodo di detenzione assegnato nelle prigioni regolari, ma tra i 5 e i 15mila hanno finito con l’essere internati nei campi. Solo a partire dagli anni Ottanta del Novecento si è cominciato a riconoscere anche questo episodio di storia come inerente alla più ampia realtà della persecuzione nazista. Nel 2002, infine, il governo tedesco ha chiesto ufficialmente scusa alla comunità LGBTIQ+.
Pietra d'inciampo dedicata a Fredy Hirsch. Un particolare del volume “Un educatore ad Auschwitz. L’omocausto, una storia dimenticata”, di Carlo Scovino (edizioni la meridiana)
ROMA - Coloro che si imbattano in un “Stolperstein” (pietra d’inciampo) sono invitati a ricordare, a non dimenticare, a riflettere su quanto è accaduto in passato per ridare dignità a chi è stato privato di tutto, anche del nome, intrecciando continuamente il passato e il presente, la memoria e l’attualità. Chi si imbatterà nelle pagine di “Un educatore ad Auschwitz. L’omocausto, una storia dimenticata”, di Carlo Scovino, pedagogista, formatore, con un impiego presso un centro di salute mentale e una docenza a contratto per l’Università degli Studi di Milano. Il volume, pubblicato in occasione del Giorno della memoria da edizioni La Meridiana con il patrocinio di Amnesty International e Associazione Nazionale Educatori Professionali (Anep), andrà oltre il nome scritto sulla pietra d’inciampo che ricorda Fredy Hirsch, ebreo omosessuale ed educatore. Ciò che riuscì a fare nell’abisso di Auschwitz prima di morire, fu dal punto di vista educativo, una sorta di miracolo: per la possibilità di riflettere sul senso umano (e umanizzante) dell’educazione e dell’educare, in uno scenario storico considerato la massima esperienza di disumanità e cancellazione della dignità del soggetto, e anche per la straordinaria lezione di resilienza e resistenza che ci spinge a considerare alcuni aspetti metodologici della cura educativa e della relazione di aiuto in condizioni estreme.
Il volume introduce anche il lettore nei temi dell’Omocausto, sui quali solo da alcuni decenni si è cominciato a far cadere il velo del silenzio. Nel corso del regime nazista numerosi omosessuali furono internati in campi di concentramento insieme a ebrei, rom, sinti e testimoni di Geova. Tra il 1933 e il 1945 almeno 100 mila uomini furono arrestati come omosessuali, di questi circa la metà fu condannato; la maggior parte ha trascorso il periodo di detenzione assegnato nelle prigioni regolari, ma tra i 5 e i 15mila hanno finito con l’essere internati nei campi. Solo a partire dagli anni Ottanta del Novecento si è cominciato a riconoscere anche questo episodio di storia come inerente alla più ampia realtà della persecuzione nazista. Nel 2002, infine, il governo tedesco ha chiesto ufficialmente scusa alla comunità LGBTIQ+.