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Riconoscimento del caregiver: i tre punti essenziali individuati dalla Conferenza delle Regioni

05-08-2024 14:54 - News
Una madre caregiver con i suoi due figli: una bambina sui tre anni, che tiene in braccio, ed un bambino sui dieci anni in sedia a rotelle.
Una definizione di caregiver il più possibile inclusiva, l’impostazione di un servizio di tutela basato sui servizi socio-sanitari territoriali e l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni: sono questi i tre punti evidenziati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome all’audizione sull’esame delle diverse Proposte di Legge per il riconoscimento e il sostegno del/la caregiver familiare, tenutasi, nella giornata di ieri, presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati.
Una madre caregiver con i suoi due figli: una bambina sui tre anni, che tiene in braccio, ed un bambino sui dieci anni in sedia a rotelle.

Presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati proseguono le audizioni informali in videoconferenza nell’àmbito dell’esame, in sede referente, delle diverse Proposte di Legge recanti “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di assistenza e di cura svolta dal caregiver familiare”.

Nella giornata di ieri, 24 luglio 2024, è stato audito, tra gli altri, anche Gianluca Cefaratti, in rappresentanza della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome (la registrazione del suo intervento, il primo, è visibile sulla WebTV della Camera dei Deputati al seguente link). Riportiamo di seguito gli elementi evidenziati.

Cefaratti ha spiegato che le Regioni e le Province autonome esprimono davvero un grande interesse riguardo all’elaborazione di una norma nazionale che riconosca il ruolo dei caregiver familiari e introduca elementi essenziali di garanzia da assicurare uniformemente su tutto il territorio nazionale. Infatti esistono delle norme regionali, anche se non in tutte le Regioni, ma è necessaria una norma nazionale che preveda delle tutele specifiche nelle materie di competenza statale, come, ad esempio, aspetti previdenziali, assicurativi, agevolazioni fiscali e facilitazioni nell’àmbito del lavoro. Tuttavia dall’esame delle diverse Proposte di Legge presentate su questa materia, la Conferenza ritiene che nessuna di esse contempli tutti gli aspetti che si ritengono fondamentali per il riconoscimento istituzionale della figura del caregiver.

Cefaratti ha indicato alcuni degli aspetti che la Conferenza ritiene vadano prioritariamente salvaguardati con una Legge nazionale per il riconoscimento e il sostegno ai caregiver familiari.

In primis Cefaratti evidenzia la necessità di una definizione di caregiver il più possibile inclusiva. Infatti, osserva il relatore, attualmente è in vigore la definizione contenuta nell’articolo 1, comma 255, della Legge 205/2017*, ed è importante che essa non sia modificata in senso più restrittivo, aggiungendo, così come previsto da alcune delle Proposte di Legge in esame, l’obbligo di convivenza. Ciò al fine di riconoscere anche la realtà di molti/e caregiver, che pur non convivendo con le persone di cui si prendono cura, forniscono un sostegno assolutamente essenziale. Magari la convivenza potrebbe essere prevista come condizione obbligatoria nel caso in cui il caregiver si prenda cura di più persone. Attualmente, nelle Regioni in cui il ruolo del caregiver è già stato regolamentato, la convivenza non costituisce un requisito obbligatorio, e in alcuni casi il caregiver deve essere individuato al di fuori del nucleo familiare convivente.

Un secondo punto da attenzionare riguarda il riconoscimento della figura del caregiver. Fatta salva la possibilità di nomina del caregiver da parte della persona assistita, personalmente o attraverso la figura che ne esercita la tutela, mediante scrittura privata o altra modalità che consenta alla persona assistita di manifestare la propria volontà, si ritiene necessario prevedere un ruolo importante per i servizi socio-sanitari territoriali, nelle loro diverse forme, che sono responsabili della presa in carico in un’ottica di prossimità e continuità relazionale con il caregiver e la persona assistita. La Conferenza ritiene limitativo assegnare all’INPS il ruolo di certificazione della figura del caregiver. Attualmente nella maggior parte delle Regioni il riconoscimento della figura del caregiver è effettuata l’unità di valutazione multidimensionale (UVM). È importante che il caregiver partecipi alla valutazione multidimensionale, anche prevedendo una specifica scheda per la valutazione dei bisogni e dello stress correlato ai fini della predisposizione del progetto assistenziale individualizzato (PAI). Le Regioni condividono l’impostazione di un servizio di tutela basato sui servizi territoriali, che siano ambiti o ASL, che definisca anche il fabbisogno di cura e il progetto assistenziale. In merito al tema del numero dei caregiver, le Regioni ritengono che il ruolo di caregiver familiare potrebbe essere riconosciuto a più di una persona per lo stesso familiare assistito, con particolare riferimento ai genitori di un/a minore con disabilità. Mentre nelle altre situazioni la nomina di più caregiver, se da un lato può essere considerata positiva, in quanto offre la possibilità di poter contare su un caregiver sostituto nell’àmbito del contesto familiare e sociale della persona assistita, dall’altro potrebbe generare sovrapposizioni di responsabilità e talora rendere difficoltosi i rapporti con i servizi socio-sanitari territoriali.

Il terzo e ultimo punto evidenziato da Cefaratti riguarda l’individuazione di livelli essenziali delle prestazioni (LEPS), sia di àmbito sociale che sanitario, a favore dei caregiver familiari. Preoccupa, in tal senso, la determinazione dei LEPS, presente in alcune delle Proposte di Legge in esame, che demanderebbero alle Regioni, con propri atti programmatici di indirizzo, nei limiti delle risorse disponibili, e in accordo con i Comuni e le Aziende Sanitarie Locali, il dovere di assicurare ai caregiver ulteriori prestazioni e servizi. Qualora si recepisse tale indicazione, osserva Cefaratti, non si raggiungerebbero gli intendimenti esplicitati nelle Proposte di Legge in esame, data l’esiguità delle risorse previste dal Fondo per la Disabilità e la carenza di risorse proprie in capo alle Regioni da stanziare per garantire detti servizi.

Alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome questi sembrano i tre punti essenziali da tenere in considerazione nella definizione della norma nazionale per il riconoscimento e il sostegno del caregiver. (S.L.)



* L’articolo 1, comma 255, della Legge 205/2017 recita: «Si definisce caregiver familiare la persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso o del convivente di fatto ai sensi della legge 20 maggio 2016, n. 76, di un familiare o di un affine entro il secondo grado, ovvero, nei soli casi indicati dall’articolo 33, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, di un familiare entro il terzo grado che, a causa di malattia, infermità o disabilità, anche croniche o degenerative, non sia autosufficiente e in grado di prendersi cura di se’, sia riconosciuto invalido in quanto bisognoso di assistenza globale e continua di lunga durata ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, o sia titolare di indennità di accompagnamento ai sensi della legge 11 febbraio 1980, n. 18.»
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