Cronicità e non autosufficienza, online il nuovo sondaggio di Corriere Salute
05-08-2024 14:39 - News
Assistenza ad anziani e a persone con disabilità e presa in carico da parte del servizio pubblico i temi principali
Chi si occupa dell'assistenza di anziani e disabili? In che misure il servizio pubblico si fa carico delle loro necessità? Queste le domande cardine del sondaggio su cronicità e non autosufficienza che quest’anno Corriere Salute, in collaborazione con l’associazione del terzo settore Peripato, lancia ai suoi lettori.
Il tema, purtroppo, è di grande attualità, specie per l’Italia che con i suoi 14,18 milioni di ultrasessantacinquenni (su 59 milioni di abitanti) si conferma il paese europeo con la maggior quota di popolazione anziana. Non solo, l’indice di vecchiaia (ovvero il rapporto tra la popolazione di ultrasessantacinquenni e quella con meno di 15 anni) continua a crescere esponenzialmente: era 131,7% nel 2002, per diventare 193,1% nel 2022 e le previsioni stimano possa raddoppiare nei prossimi 20 anni.
I grandi anziani, ovvero le persone dagli 80 anni in su, superano oggi i 4,5 milioni, ma nel 2043 aumenteranno di quasi 2 milioni, a fronte di una riduzione della popolazione complessiva di circa 3 milioni di unità. Per questo motivo, le malattie croniche sono la grande sfida che il nostro Paese dovrà affrontare nel futuro. Questo perché il 43,2% della popolazione ultrasessantacinquenne, attualmente, è affetto da almeno una patologia grave (tumore maligno, ictus, Alzheimer, malattie cardiache, diabete, Parkinson, malattie respiratorie croniche). E se le ricadute sociali sono importantissime, non di meno lo sono quelle economiche: il rapporto Osservasalute (2019) valuta che la spesa per l’assistenza sanitaria di base si attesti oggi a 66,7 miliardi di euro ma che possa crescere nel 2028 di circa 4 miliardi.
Insomma, le malattie croniche rappresentano oggi la maggior spesa sanitaria dei Paesi Ue, e per questo motivo l’attuale organizzazione sanitaria incentrata sull’assistenza alla singola patologia e su una medicina iper-specialistica va ripensata alla luce dell’evoluzione epidemiologica. Lo scarso coordinamento tra assistenza primaria e quella specialistica, la mancata continuità assistenziale e la carenza di integrazione tra aspetti clinici e socioassistenziali sono i problemi maggiori da risolvere. Il miglioramento di queste criticità, il supporto ai caregiver e alle famiglie, l’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale, domotica e housing sociale, le direttive sulle quali lavorare.
Chi si occupa dell'assistenza di anziani e disabili? In che misure il servizio pubblico si fa carico delle loro necessità? Queste le domande cardine del sondaggio su cronicità e non autosufficienza che quest’anno Corriere Salute, in collaborazione con l’associazione del terzo settore Peripato, lancia ai suoi lettori.
Il tema, purtroppo, è di grande attualità, specie per l’Italia che con i suoi 14,18 milioni di ultrasessantacinquenni (su 59 milioni di abitanti) si conferma il paese europeo con la maggior quota di popolazione anziana. Non solo, l’indice di vecchiaia (ovvero il rapporto tra la popolazione di ultrasessantacinquenni e quella con meno di 15 anni) continua a crescere esponenzialmente: era 131,7% nel 2002, per diventare 193,1% nel 2022 e le previsioni stimano possa raddoppiare nei prossimi 20 anni.
I grandi anziani, ovvero le persone dagli 80 anni in su, superano oggi i 4,5 milioni, ma nel 2043 aumenteranno di quasi 2 milioni, a fronte di una riduzione della popolazione complessiva di circa 3 milioni di unità. Per questo motivo, le malattie croniche sono la grande sfida che il nostro Paese dovrà affrontare nel futuro. Questo perché il 43,2% della popolazione ultrasessantacinquenne, attualmente, è affetto da almeno una patologia grave (tumore maligno, ictus, Alzheimer, malattie cardiache, diabete, Parkinson, malattie respiratorie croniche). E se le ricadute sociali sono importantissime, non di meno lo sono quelle economiche: il rapporto Osservasalute (2019) valuta che la spesa per l’assistenza sanitaria di base si attesti oggi a 66,7 miliardi di euro ma che possa crescere nel 2028 di circa 4 miliardi.
Insomma, le malattie croniche rappresentano oggi la maggior spesa sanitaria dei Paesi Ue, e per questo motivo l’attuale organizzazione sanitaria incentrata sull’assistenza alla singola patologia e su una medicina iper-specialistica va ripensata alla luce dell’evoluzione epidemiologica. Lo scarso coordinamento tra assistenza primaria e quella specialistica, la mancata continuità assistenziale e la carenza di integrazione tra aspetti clinici e socioassistenziali sono i problemi maggiori da risolvere. Il miglioramento di queste criticità, il supporto ai caregiver e alle famiglie, l’utilizzo delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale, domotica e housing sociale, le direttive sulle quali lavorare.