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Che belli i baci appassionati nello spot di Sanremo, peccato che ai disabili vengano negati

18-02-2024 14:34 - News
Sanremo, il festival dei record, si è concluso da pochissimo, e a me ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Non mi riferisco alla polemica sul brano vincitore, ma a due spot andati in onda nelle serate della kermesse. Gli spot che hanno lasciato perplessa me e non solo, come ho letto in vari post sui social, sono “Liguria da baciare”. Hanno avuto il merito di sdoganare l’amore arcobaleno, mostrando baci tra due ragazze e due ragazzi, ma non quello tra le persone con disabilità o quello in cui uno dei componenti della coppia ha una disabilità. Sulle note di “Sapore di mare” di Gino Paoli e con lo sfondo di luoghi iconici e suggestivi della Liguria, il regista Fausto Brizzi ha mostrato tanti baci tra persone di ogni età, cultura e sesso, com’è naturale che sia.

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Politicamente corretto e inclusivo, quindi? In teoria sì, in pratica no. Se la cultura si forgia anche attraverso le immagini, queste cartoline sono state un’occasione sprecata. Tutti i baci immortalati sono appassionati, passionali e sulla bocca, tranne quello tra una ragazza in carrozzina e un ragazzo normodotato che è casto, delicato e sulla guancia. Questo sottintende che in una coppia dove uno dei due o entrambi hanno una disabilità non ci possa essere passione, ma solo un amore morigerato e infantile da bacini sulle guance e, naturalmente, non è così. Gli spot confermano un’idea sbagliata, ma forse rassicurante per tanti, che riguarda le persone con disabilità, soprattutto le ragazze e le donne, secondo cui sono asessuate o eterne bambine. Da questa visione errata derivano una serie di criticità, come quella che non si parla mai di violenze e abusi sulle donne con disabilita perché, nell’immaginario collettivo, non sono donne come le altre. A convincersene sono anche tante di loro che, sebbene subiscano il doppio delle violenze fisiche e psicologiche rispetto alle donne normodotate, sono vittime invisibili perché non denunciano.

Oltre a non percepirsi come le altre, temono di non essere credute e la possibilità che succeda è più alta se a subire la violenza sono donne con una disabilità psichica / intellettiva. Un’altra paura è rappresentata dal fatto che ritengono di non essere accolte e supportate adeguatamente. Un timore fondato perché, sia negli organi di polizia che nella magistratura, non esiste o è molto poco il personale formato per ascoltare vittime con disabilità diverse che richiedono approcci e metodologie differenti. Il tema della violenza sulle donne disabili è trascurato dal nostro sistema legislativo, tanto che nel 2016 l’Italia è stata richiamata dall’Onu perché non ha attuato misure per contrastare il fenomeno. Uno spot avrebbe potuto risolvere tutto questo? Ovviamente no, ma avrebbe aiutato a non far passare messaggi fuorvianti e lontani dalla realtà.
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