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Amministrazione di sostegno, ancora un processo ai danni di chi ha cercato di aiutare una beneficiaria

26-03-2024 11:25 - News
Scatto in bianco e nero di una pozzanghera su cui si riflette un cielo pieno di nuvole di diverse tonalità di grigio, ed in mezzo alla quale c’è un ombrello aperto, abbandonato, col manico rivolto verso l’alto (foto di Alicja Brodowicz).
Arriva il processo d’Appello per l’avvocata Gabriella Cassano, Fabio Degli Angeli ed altri due imputati accusati di reati penali pesantissimi per aver accolto Marta Garofalo Spagnolo, nel 2018, all’epoca dei fatti ventisettenne, in occasione di una delle sue tante fughe dalle varie “Case famiglia” in cui è stata rinchiusa contro la sua volontà dalla sua amministratrice di sostegno. Lo segnala, con una propria nota, l’Associazione Diritti alla Follia, che invita anche i mezzi di comunicazione a dare visibilità a questa vicenda per creare una consapevolezza collettiva riguardo alle gravissime criticità che si riscontrano nell’applicazione di tutti gli istituti di tutela giuridica del nostro Paese.

Nota del 23 marzo 2024: segnaliamo che l’udienza di cui si tratta nel presente testo è stata rinviata e si terrà mercoledì 29 maggio 2024, alle ore 15, presso il Tribunale di Lecce.

Abbiamo già avuto modo di raccontare la terribile storia di Marta Garofalo Spagnolo, giovane donna pugliese rinchiusa per undici anni e un mese (dal 3 ottobre 2011 al 3 novembre 2022) contro la sua volontà in varie “Case famiglia”, su indicazione della sua amministratrice di sostegno, e deceduta all’interno di una di esse, all’età di soli 31 anni (la sua storia è pubblicata a questo link). Torniamo ad occuparcene ora perché le persone che hanno cercato di in qualche modo di aiutarla, ospitandola dopo una delle sue tante fughe da quelle “prigioni”, ora si ritrovano ad affrontare un processo penale con accuse pesantissime: sequestro, circonvenzione, abbandono e sottrazione di persona.

Lo segnala, con una propria nota, Diritti alla Follia, un’Associazione particolarmente attenta a queste storie che sembrano tratte da un racconto distopico, ma sono drammaticamente vere, comunicando che il prossimo 20 marzo si svolgerà, presso la Corte di Appello di Lecce, la prima udienza del processo contro l’avvocata Gabriella Cassano, Fabio Degli Angeli, Cosimo Visconti e Cosimo Filieri accusati dei reati di cui sopra, relativi al periodo dal 14 al 24 gennaio 2018, ai danni di Garofalo Spagnolo, che all’epoca dei fatti aveva 27 anni. Nel precedente grado di giudizio agli imputati sono state comminate le seguenti condanne: quattro anni e 6 mesi per Cassano e Degli Angeli, due anni e 2 mesi per Cosimo Visconti, tre anni per Cosimo Filieri. Inoltre a Cassano, Degli Angeli e Filieri, è stata comminata quale pena accessoria l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni (si veda: «Avvocatessa e compagno sequestrarono una disabile»: condannati a 9 anni, «Quotidiano di Puglia», 21 maggio 2021).
Un’immagine di Marta Garofalo Spagnolo del 28 gennaio 2018.

«La verità che emerge da numerosi audio e video, che gli imputati hanno portato nel processo unitamente ad altri documenti – spiegano dall’Associazione –, è che Marta, rinchiusa in varie “Case Famiglia” all’età di 20 anni, dal 3 ottobre 2011, è sempre fuggita da queste, chiedendo incessantemente aiuto agli imputati Cassano e Degli Angeli, i quali hanno scelto l’ascolto, rispetto all’indifferenza dei troppi, nei confronti delle drammatiche richieste di aiuto di Marta, vittima anch’essa dell’applicazione della tristemente famosa Legge 6/2004 sull’amministrazione di sostegno. Detti audio e video, che gli imputati hanno chiesto che venissero ascoltati e visionati in aula nel primo grado, non sono stati vagliati né nelle udienze dibattimentali del processo di primo grado, né nella sentenza del Giudice Roberto Tanisi che non ne fa oggetto di valutazione ed esame, così come non tiene conto della piena capacità di intendere e di volere della ragazza, che è emersa dalle consulenze psichiatriche».

La vicenda è resa ancora più tragica dalle drammatiche circostanze della morte della donna, a poco più di 31 anni, quando, «esasperata da anni di internamento, non più tollerabile, ha compiuto un gesto dimostrativo di ribellione, a cui stavolta il suo cuore non ha retto, assumendo massicce dosi di psicofarmaci; sebbene il 25 gennaio 2018 (giorno in cui Marta veniva accompagnata dall’avvocata Gabriella Cassano) avesse dichiarato a chiare lettere al Giudice Tutelare sostituto di “non voler assumere psicofarmaci perché modificano il suo modo di essere”».

Il Centro Informare un’h si unisce all’Associazione Diritti alla Follia nel chiedere ai mezzi di comunicazione di dare visibilità a questa vicenda per creare una consapevolezza collettiva riguardo alle gravissime criticità che si riscontrano nell’applicazione di tutti gli istituti di tutela giuridica del nostro Paese (Simona Lancioni)
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