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Manovra, non autosufficienza senza nuovi fondi, interessati 4 milioni di anziani

08-11-2023 17:27 - News
26 ottobre 2023
Manovra con pochi spazi, fino a 3,5 miliardi alla sanita'
I punti chiave

Riforma prevista dal Pnrr
A caccia di risorse
Corsa contro il tempo sui decreti attuativi
Le richieste delle associazioni

3' di lettura

In una legge di bilancio dai margini strettissimi ma che il governo rivendica come attenta alla tutela dei più fragili, brilla per assenza il vuoto di risorse per i 3,8 milioni di anziani non autosufficienti e per le loro famiglie, che insieme costituiscono un corposo nucleo (anche elettorale, a essere cinici) di 10 milioni di persone.
Riforma prevista dal Pnrr

Pure a spulciarlo, dal testo della manovra non spunta neanche un centesimo per la riforma dell’assistenza alla non autosufficienza. Da una parte l’attenzione sacrosanta al sostegno alla natalità, dall’altra – la terza e quarta età - il nulla. Eppure a chiedere la riforma è il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e il governo, con il via libera definitivo in Parlamento al disegno di legge delega a marzo scorso, ci aveva “messo la faccia”. «Gli anziani rappresentano il cuore stesso della società e prendersi cura di loro significa avere cura di tutti noi. Questo è l’impegno che ci siamo presi e lavoreremo velocemente per dare concreta attuazione a questa riforma, lavorando sui decreti delegati e individuando le risorse necessarie». Parole pronunciate a caldo, allora, dalla premier Giorgia Meloni.

Il tema è come si dice “attenzionato” tanto da far capo direttamente alla presidenza del Consiglio, con la viceministra alle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci a coordinare i lavori tra ministeri e i rapporti con le associazioni che nei 26 anni di attesa hanno contribuito a costruire una riforma che in altri Paesi è realtà da tempo. La realtà italiana è che di fatto ancora oggi c’è poco o nulla e di soldi non se ne vedono.
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A caccia di risorse

La mancanza di un “segnale” in manovra deve aver colto di sorpresa anche Bellucci che non si dà per vinta: «Stiamo facendo tutte le verifiche possibili – garantisce la viceministra - per trovare fondi congrui e disponibili. Le economie che abbiamo a disposizione e che la Nadef ci ha restituito sono assolutamente non sufficienti per poter affrontare tutte le priorità che dovremmo e che vogliamo affrontare, ma con uno studio certosino cerchiamo i fondi da dedicare a quella che per noi è una priorità. Stiamo approfondendo la questione: l’idea è di riuscire in legge di bilancio a inserire le risorse iniziali per approntare la riforma, poi ovviamente è un’azione di governo, il mio lavoro è tentare in tutti i modi di mettere in sicurezza i fondi che possono esserci per dare un segnale che ci si sta muovendo». Le associazioni avevano chiesto un miliardo e 300 milioni per partire su un budget complessivo “di legislatura” tra i 5 e i 7 miliardi. Per il momento di sicuro dovranno accontentarsi: è probabile che Bellucci, ben che vada, riesca a recuperare meno di 500 milioni.
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Corsa contro il tempo sui decreti attuativi

L’altra faccia della medaglia sono i decreti attuativi della riforma, che in linea con la tempistica assegnata dal Pnrr vanno approvati entro il 31 gennaio 2024. I temi da normare: definizione di “persona anziana”; riordino, semplificazione e coordinamento delle attività di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non autosufficienti anche attraverso il coordinamento e il riordino delle risorse disponibili; sostenibilità economica e flessibilità dei servizi di cura e assistenza a lungo termine per gli anziani e gli anziani non autosufficienti .Anche lì, buio pesto. «Ci stiamo lavorando costantemente e in modo serrato – assicura ancora Bellucci - e sto seguendo la cosa coinvolgendo tutti i dicasteri, dalla Salute al Mef al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, per la rigenerazione urbana. Il nostro obiettivo è rispettare la scadenza».
Le richieste delle associazioni

Dopo la gelata sulle risorse, sui decreti puntano tutto le associazioni: «L’istanza immediata, aspettando i fondi, è riuscire a costruire tutte le componenti di governance che sono realizzabili a costo zero», avvisa Cristiano Gori, coordinatore del Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza a cui fanno capo 57 tra associazioni e organizzazioni della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani fragili. Le priorità: la costruzione del Sistema nazionale anziani non autosufficienti (Snaa) ideato per programmare e monitorare l’insieme dei servizi e il nuovo sistema di valutazione della fragilità, unico in tutta Italia, che andrà a sostituire l’attuale pletora dei check che non dialogano tra loro. «L’architettura da definire è molto più complicata di quanto si pensi - avvisa Gori - quindi chiediamo di sfruttare al meglio l’anno 2024 senza buttarci in sperimentazioni che sottraggono energie».
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