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Quale orientamento per gli studenti con disabilità?

09-01-2019 15:44 - News

«Da ieri – scrive Alessandra Corradi – è iniziato il periodo
utile per le iscrizioni al primo anno di ogni ordine di scuola. Per chi
ha figli “normodotati”, il percorso è abbastanza agevole, ma come
avviene l’orientamento per gli studenti con disabilità? Qualcuno se n’è
mai occupato seriamente a livello ministeriale? E non si parla certo di
piccoli numeri, se è vero che le stime ufficiali parlano di oltre
250.000 studenti con disabilità per il prossimo anno scolastico
2019-2020»





Da
ieri è iniziato il periodo utile per le iscrizioni al primo anno di
ogni ordine di scuola. Per chi ha figli “normodotati”, il percorso è
abbastanza agevole: ci sono le giornate aperte negli istituti, ci si
consulta con parenti e amici e magari si ha la fortuna di avere il
supporto dei docenti, dove il/la nostro/a pargolo/a sta ultimando quel
ciclo di studi che ti aiuta a scegliere meglio in base proprio alle
inclinazioni e alle abilità dello studente tuo/a figlio/a. Ma come avviene l’orientamento per gli studenti con disabilità? Esiste?

Ad esempio, cercando online, ho trovato un bellissimo documento prodotto dall’Ufficio Scolastico di Brescia (a questo link),
una vera e propria ricerca che fotografa la situazione e prova a dare
risposte e strumenti. Ma a livello ministeriale, che cosa esiste? Qualcuno si è mai occupato dell’argomento?


Grazie a quanto in questo ultimo decennio abbiamo letto sulle pagine
di «Superando.it» e grazie alla nostra attività come Associazione al
servizio dei genitori, sappiamo che:

– L’abbandono scolastico è molto alto tra gli studenti
con disabilità. Ebbene, se relativamente agli studenti “normodotati”
questo preoccupa il Ministero e chi ci lavora, per gli alunni con
disabilità non sembra vi sia alcun interesse.

– Il mancato proseguimento degli studi oltre l’obbligo è
molto alto, e a 16 anni persone che magari hanno una situazione di
grave limitazione motoria che cosa fanno? O che abbiano una situazione
mentale molto grave? Come riempiono le loro giornate? Non hanno diritto
al lavoro? Quali percorsi esistono per aiutare e sostenere i nostri
figli a trovare un’occupazione che non sia il solito progetto ideato
dall’ASL o dai Servizi Sociali e sostenuto dalla famiglia, a condizioni,
poi, da far sembrare lo sfruttamento una specie di barzelletta?

– È troppo diffusa la malaprassi che, invece di
predisporre un piano personalizzato di studi ecc. ecc., si cerchi la
soluzione meno impegnativa e quindi la banale certificazione di
frequenza, invece che il diploma, stroncando in questo modo qualsiasi
legittima aspirazione del singolo. Perché non posso avere anche il
diploma? Perché non posso iscrivermi all’università? Quale grave danno
arreco se voglio proseguire negli studi?

– I genitori conoscono poco norme e prassi e spesso
ignorano che c’è un iter preciso, mai rispettato dalle scuole, per la
scelta del programma differenziato e che se loro non sono d’accordo,
esso non può essere attivato. E tuttavia, poiché i genitori ignorano l’iter, viene attivato e buonanotte!

Infine: tutti quegli alunni con disabilità (di cui non c’è censimento) che studiano in ospedale, a casa o in regime parentale, quale tipo di orientamento e supporto ricevono o possono usufruire?


Mi rendo conto che sono tutti “aspetti orfani”, come
certi medicinali prodotti da una sola azienda al mondo per le esigenze
di pochissimi malati rari, ma non ci metterei la mano sul fuoco che si
trattasse di piccoli numeri… E se anche fosse, non sarebbe certo un buon
motivo per continuare a non affrontare l’argomento.

Auguri, comunque, a tutti gli studenti con disabilità e alle loro
famiglie: le stime ufficiali parlano di oltre 250.000 persone per il
prossimo anno scolastico 2019-2020.



Presidente dell’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti.




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